Il Lazio Trail è un viaggio attraverso una delle regioni meno note e più affascinanti d’Italia, luogo di origine del grande Impero Romano.
Con partenza dal Parco degli Acquedotti di Roma, percorre antiche vie consolari, cammini di pellegrinaggio, sentieri di montagna attraverso 7 dei Borghi più Belli d’Italia, riserve naturali, laghi e boschi.
Quest’anno avrà luogo il 04 Luglio, nella nostra scheda trovate maggiori informazioni sui percorsi e il fantastico video di presentazione.
Il racconto di Gianluigi Bellantuoni 1° Parte
Gianlugi ha avuto la fortuna di poter testare la traccia extreme del 2020 con una partenza anticipata.
Ciao Gianluigi iniziamo con alcuni numeri…
In realtà per me sono poco importanti, è il viaggio che conta, ma si comincia sempre così e quindi:
- 920 km, su 830 di traccia
- 21200 mt D+
- 8 giorni e 10 ore totali
- 1 notte in B&B, 1 cena e 1 pranzo al ristorante
- 7 notti in tenda, 3 con pioggia
- 6 barrette
- 6 zuppe in busta Pronti al Vapore
- 6 insalatissime in scatola
- 3 lt e più di accqua/giorno
- 3247 panini divorati?!?
Direi che i numeri non sono niente male, ti andrebbe di raccontarci le varie tappe?
1ª tappa Roma-Maenza km 130, 2800 mt D+
Sono partito domenica 21 giugno alle 8.00 dalla Stazione Termini di Roma, e sono entrato in traccia presso il Parco degli Acquedotti, direzione sud verso Latina passando per l’Appia Antica, Castelli, Sermoneta, Maenza, attraverso facili offroad e strade poco trafficate. L’inizio è stato molto tranquillo, anche da Maenza dove sono iniziate le prime salite. Verso sera ho posizionato la mia tenda poco sopra Maenza in una piazzola.
2ª tappa Maenza-Fiuggi km 100, 2700mt D+
Sono passato per i paesi di Prossedi – Patrica – Alatri – Vico. Da qui in poi ho iniziato a risentire dello scarso allenamento sulla bicicletta dovuto al lockdown, infatti avevo al mio attivo solo brevi uscite di poche ore per un totale di 200 km. Il calo fisico rispetto al primo giorno è inevitabile. A questo aggiungiamo il meteo, non ho avuto una gran fortuna, i temporali si susseguivano tra piogge e schiarite per tutto il pomeriggio. Verso sera ormai stanco e fradicio e sotto una pioggia incessante ho piazzato la tenda nei pascoli sovrastanti la cittadina termale di Fiuggi.
3ª tappa Fiuggi-Altopiano di Livata km 85, 2500mt D+
Il trail entra nel vivo con la tappa più dura. Pioggia, fango, lunghe salite e lunghi saliscendi fangosi in quota trasformano la traccia in un percorso a ostacoli. Partenza in salita verso l’arco di Trevi a 1000mt circa di quota e subito giù su verdi pascoli dove mi si rivelano subito gli ingredienti della giornata. Affondo nel fango che si attacca alle scarpe e alle ruote impedendone la rotazione, è impossibile stare in sella ed altrettato difficile camminare con bici al seguito. Raggiungo Subiaco a fatica, faccio rifornimento di acqua e viveri ed inizio la lunga salita che porta ai 1300 mt di Livata e poi al passo a 1780 mt. Da qui breve discesa tecnica su single track e “scatenamento” di Giove Pluvio che si accanisce contro di me per tutto il pomeriggio e la notte.
Il lunghissimo altopiano, con continui saliscendi tra boschi e meravigliosi pascoli verdi popolati da mucche, pecore e cavalli allo stato brado, si trasforma in una trappola di fango rendendo molto difficile e faticosa la progressione anche a piedi. Nel vano tentativo di raggiungere l’inizio della discesa finale decido, sul crepuscolo, di attendarmi in questi ameni luoghi. Continua a piovere e la temperatura scende fino a 6 gradi.
4ª tappa Livata – Orvinio 50 Km
Solo una cinquantina di chilometri e poco dislivello, sono veramente stanco, pago gli sforzi del giorno prima per superare le zone fangose e lo scarso allenamento. In più per me, nei lunghi trail, il quarto giorno è quello tradizionalmente più difficile in cui si manifesta la crisi e cominciano a farsi avanti i desideri di abbandono. È fondamentale riuscire a gestire questi momenti di difficoltà: tirare i remi in barca, assecondare il corpo rallentando l’andatura e limitando al minimo gli sforzi, concedersi un breve riposino e accorciare la tappa. Questi piccoli accorgimenti aiutano a riprendersi, ma soprattutto non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo finale, mantenendo sempre alta la motivazione e la convinzione di potercela fare, perché oggi sono cotto e vorrei essere a casa sul divano, ma domani è un altro giorno e sicuramente le cose cambiano. In questi momenti aiuta molto l’appoggio degli amici che mi seguono e devo dire che senza il sostegno di Daniele forse sarei tornato a casa. Fatto sta che su suo consiglio raggiungo Orvinio nel primo pomeriggio. Qui mi aspettano i carinissimi Simonetta e Maurizio del b&b Il Sorriso dei Monti pronti ad accogliermi con tutta la loro ospitalità. Sarà questa l’unica notte in struttura con una abbondante carbonara per cena. I desideri di abbandono si trasformano subito nella convinzione di potercela fare. Domani è un altro giorno, si ricomincia!
5ª tappa Orvinio-Staffoli circa 90km
Finalmente torna a splendere il sole e il di conseguenza anche il mio sorriso. Sono più che mai deciso a portare a termine il trail, riparto in direzione…no…qualcosa non va, qui ci sono già passato ieri, eppure il gps segna questa direzione, spengo e riaccendo, forse ci siamo, allungo 10Km prima di capire che era la direzione sbagliata. Raggiungo Pozzaglia, dove saluto Fernando, proprietario del bar in piazza e amante di Bormio dove trascorreva molte delle sue vacanze. Sono tante le storie che legano questo paesino della Sabina alla mia Magnifica terra, grazie al parroco originario della nostra zona, che negli ’90 organizzava per i ragazzi del luogo i campi estivi nel Bormiese. Da qui ha inizio una breve salita in quota e una spettacolare discesa in picchiata sul lago del Turano, dominato dal caratteristico borgo di Castel di Tora. Nuova salita, nuova discesa, altro lago, bello come il precedente. È il Lago del Salto, ultimo avamposto di civiltà prima di 70 km di montagne e null’altro. A Staffoli, paesino fantasma di quattro case e una chiesetta, trovo un campettino di calcio semi abbandonato ma falciato. È il luogo ideale per bivaccare!
6ª tappa Staffoli – Miciliano (Terminillo)
Tra un saliscendi e l’altro il tempo passa e raggiungo la prima discesa, ho poca acqua e quindi mi lancio giù veloce. Quando raggiungo Rocca di Corno, il bar è chiuso. Vorrei ricontrollare la traccia ma il telefono non c’è più. Sicuramente l’ho perso nella discesa e quindi risalgo fino in cima, 8 km e nulla, scendo piano piano a piedi, controllando minuziosamente la strada e finalmente eccolo, quel maledetto si era nascosto dietro ad un ciuffo d’erba a bordo strada. Dopo 3 ore senza acqua finalmente la discesa verso Borbona, dove posso rifornirmi. Vi sconsiglio di usare la fontana per lavare la bici perchè qui giace l’anima di una vecchia inferocita che comincia a inveire quando vede un ciclista. Vabbè rinuncio e riparto all’attacco del “mostro”, 25km di salita con 1500 mt di dislivello, lungo l’unica strada rimasta ancora sterrata che si ricongiunge alla classica nei pressi del Rifugio Sebastiani, e da qui allo svalicamento a quota 1900 mt. Il Terminillo, la cima Coppi del trail, lo Stelvio degli Appennini. Ma per oggi ho fatto abbastanza, la gamba torna a girare al meglio e non voglio pregiudicare la tappa successiva quindi raggiungo Miciliano e poco oltre i 1000 mt trovo un pianoro con una chiesetta dove piazzo la tenda e mi godo il tramonto.
La prima parte di questo entusiasmante viaggio finisce qui, la prossima settimana vi racconteremo le ultime tre tappe e le impressioni del nostro amico Gianluigi.
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